
L’ARTE DI TROVARE SÉ STESSI NEL CAOS DEL MONDO
Il grande uomo è colui che non perde il cuore di bambino.
~ Meng-Tzu
Un paio di giorni fa sono stata sorpresa da una giornalista, interessata ad intervistarmi sulla mia esperienza come insegnante di mindfulness. Mi ha chiesto a bruciapelo: fuori dalle definizioni standard, cos’è la mindfulness?
Devo confessare che mi trovo sempre un po’ in difficoltà ad esprimerlo a parole, sarà perché la mindfulness non è una bella idea – è una pratica. Ogni volta, mi tornano in mente gli ultimi anni della mia vita, la mia storia personale, il desiderio di silenzio, la voglia di fare pace con me stessa, la disponibilità a ricominciare da capo e a vivere momento per momento, con più freschezza e con un cuore aperto. E poi la riscoperta della creatività, la possibilità di vivere ogni momento così com’è e di apprezzare questa preziosa vita che mi è stata data. Non la vita che vorrei, ma proprio questa. Anche nel mezzo del suo disordine e della sua confusione.
C’è un passo di Stagioni Diverse, un libro di Stephen King, che trovo bellissimo e descrive esattamente quello che forse abbiamo provato tutti almeno una volta nella vita, quando ciò che sentiamo nel cuore è più grande della nostra capacità di esprimerlo. “Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori.”
Allora mi sono venuti in mente i ragazzi a cui insegno mindfulness, il loro linguaggio semplice, quel fare fiducioso e duttile, la mente di bambino.
La scorsa settimana sono arrivata in classe, sorprendendoli con una “verifica a sorpresa” – un semplice midway assessment – un espediente in grado di far emergere le nostre reazioni abituali allo stress e notare come talvolta ci agitiamo più del necessario di fronte agli ostacoli e come invece in ogni momento possiamo favorire quella calma e connessione che ci permettono di rispondere alla vita in maniera più appropriata, di esserci per davvero.
Ho trascorso gli ultimi giorni a meravigliarmi per la sincerità delle loro risposte, per la loro spontaneità che è un balsamo per il cuore. E mi è tornata in mente l’intervista: ecco alcune tra le migliori definizioni di mindfulness di sempre!
Buona lettura!
La mindfulness è l’arte di trovare te stesso nel caos del mondo.
M., 12 anni
È arrivare nel momento e avere interesse nelle cose attorno a te.
F., 13 anni
La mindfulness è un modo di esplorare il tuo corpo, e vedere cosa sta succedendo nella tua mente e nel tuo cuore.
M., 11 anni
Mindfulness significa essere gentile con il tuo corpo e lasciare andare via lo stress.
C., 11 anni
È un modo di rilassarsi e apprezzare di più tutto ciò che hai e che fai.
G., 11 anni
Mindfulness è una lezione rilassante dove pensare alle cose veramente importanti e aprire il cuore.
E., 12 anni
Mindfulness è stare nel momento presente e usare tutti i tuoi sensi per esplorare il presente.
A., 12 anni
È un’arte e consiste nel saper ascoltare e prestare attenzione.
A., 13 anni
La mindfulness è quando la tua mente si riposa e viaggia con curiosità attorno al corpo.
E., 11 anni
La mindfulness è quando diventi più consapevole e quindi apprezzi di più le cose che ti circondano.
V., 13 anni
È quando ti concentri pienamente su ciò che stai facendo.
F., 11 anni
È la pace della mente. È essere in pace con la tua mente e guardare ogni cosa con più cura e attenzione.
I., 13 anni
Mindfulness significa prestare attenzione a te stesso (corpo, cuore), o ai suoni o al cibo che stai mangiando.
L., 12 anni
Mindfulness è imparare a essere più connesso agli altri e più paziente con te stesso.
F., 11 anni
Mindfulness significa rilassarsi e ascoltare senza fare niente.
M., 11 anni
(Traduzione mia dall’inglese: queste sono le risposte di alcuni fra i 200 ragazzi della Middle School di una scuola Internazionale di Milano in cui insegno mindfulness.)